Ciao arbori-cultorə, stai leggendo Mangrovia, la newsletter mensile coltivata dalla redazione di Sineglossa. Qui, ogni mese, condivideremo una selezione di link, approfondimenti, scoperte, letture, eventi che hanno alimentato la nostra foresta di mangrovie. Tutto confezionato sotto forma di SEMI, GERMOGLI, LINFE e CHIOME.
In questo numero i SEMI nascono da uno studio sulla percezione dell’IA, il GERMOGLIO attecchisce sul piumaggio dei lost birds e le LINFE scorrono tra la vita e la morte. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di lettura: Let’s become fungal (Valiz, 2023) di Yasmine Ostendorf-Rodrìguez.
Prima di proseguire, un suggerimento: ti invitiamo a leggere questa newsletter con il sottofondo musicale selezionato dall’ecosistema Sineglossa. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano, ci commuovono. Puoi trovarlo come playlist su Spotify qui. Dura il tempo di lettura più qualche sfizioso approfondimento.
Sei prontə a coltivare questa Mangrovia? Ci vorranno circa 19 minuti.
🍃 SEMI
notizie che viaggiano, si diffondono e in-formano il nostro mondo, ovvero semi di notizie la cui radicale danza può iniziare, rimanendo in ascolto ed intercettandone il ritmo
C’era una volta un'organizzazione di ricerca sull'intelligenza artificiale senza fini di lucro e di nome OpenAi, l’organizzazione aveva lo scopo di promuovere e sviluppare un'intelligenza artificiale amichevole e iI 3 novembre del 2022 lanciò la public demo gratuita di ChatGPT. Da allora “hardly a day goes by without hearing or talking about the current and future impact of AI on the world we live in”, come scrive Josh Dzieza per l’Intelligencer.
Non è un caso che, in un momento storico in cui sempre più persone tendono l’orecchio verso le notizie sull'IA, l'apprensione dovuta proprio alla sua presenza nella vita quotidiana sia maggiore dell'entusiasmo che la tecnologia stessa suscita. Questo è quanto emerge dallo studio Growing public concern about the role of artificial intelligence in daily life, pubblicato dal Pew Research Center, il centro di ricerca già incontrato in Mangrovia #3. La percentuale dei “more concerned than excited” è del 52% su oltre 11.000 adulti degli Stati Uniti ed è ancora più significativa se si guarda ai risultati dello stesso sondaggio somministrato nel 2021 e 2022 (37%).
Questa preoccupazione è diffusa in tutti i settori di applicazione dell’IA? No, stando ai risultati del sondaggio, per il 49% gli algoritmi di IA sono di grande aiuto nella ricerca di prodotti e servizi, mentre per il 53% l’IA è più un pericolo che una risorsa nel campo della privacy. Come interpretare, dunque, questi dati contrastanti? La risposta forse è, come afferma Simone Natale, nella forte discrepanza tra il modo in cui percepiamo l’IA e il suo funzionamento.
Ciò che mi preme mostrare - scrive in Macchine Ingannevoli (Einaudi, 2022) - è che lo sviluppo dell’IA fino a oggi non è andato tanto nella direzione dell’emulazione o del superamento dell’intelligenza umana, quanto verso lo sviluppo di sistemi in grado di convincere noi umani che le macchine sono intelligenti.
L’IA è intelligente nella misura in cui la consideriamo tale e ci preoccupa di più o di meno nella misura in cui siamo maggiormente ingannati dalle caratteristiche che le attribuiamo. Le intelligenze artificiali sono, infatti, applicazioni specifiche capaci di svolgere molto bene singole funzioni e non sono in grado di sviluppare una coscienza autonoma dei propri mezzi e della realtà esterna. In un interessante articolo ed esperimento che propone il Foresight, il giornalista Francesco Bassetti intraprende un dialogo con ChatGPT e, quando arriva a toccare il tema della disinformazione, ChatGPT stessa risponde:
As an AI language model, I do my best to provide accurate information and sources to support my claims. However [...] there is always a risk of inaccurate or misleading information being present on the internet and I do not have the ability to distinguish between accurate and inaccurate information on my own. Scientific inquiry is not just about crunching data, but also about creativity, intuition, and critical thinking, which are uniquely human skills.
Da un lato, dunque, è pur vero che, come afferma Natale, le aziende tecnologiche stanno incorporando in maniera programmatica elementi ingannevoli nel design delle interfacce utente con una voce umanizzata, ad esempio, o con l’uso di specifiche espressioni linguistiche. Dall’altro lato, però, è anche vero che occorre sviluppare un nuovo senso civico, ossia un equilibrio tra la capacità di trarre profitto dagli strumenti dell’IA e, allo stesso tempo, la capacità di mantenere un atteggiamento informato e vigile nei confronti dei possibili inganni. Chissà se, con uno sforzo costante verso questa direzione da parte non solo del singolo ma anche delle istituzioni pubbliche, degli enti culturali e di ricerca, nel giro di qualche anno, il trend delle percentuali raccolte dal Pew Research non possa invertire il proprio corso.
🌱 GERMOGLI
parole che attecchiscono, creando immaginari futuri, scenari improbabili, dialoghi sintetici o dibattiti antitetici
Losts bird - secondo le ricerche della data journalist Mona Chalabi sono i valori anomali o punti di dati che si trovano al di fuori della media statistica. In un grafico a dispersione dove sembra che qualcuno abbia appena lanciato un mazzo di semini al vento, ci sono dei punti che riescono a formare dei cluster e diventare l’evidenza di un certo schema logico mentre altri punti restano isolati, lontani e perduti.
I Losts Birds nascono tra il 2020 e il 2021, grazie a diversi studi etologici sulla mortalità degli uccelli nel Nord America e a un thwack contro la finestra di un appartamento di New York. A volte basta un uccellino contro il vetro d'una finestra, in effetti, per dare il via ad una quaestio dai tratti forse comici ma profondamente speculativi: quanto è raro lo schianto di un uccello contro un edificio o, più in generale, quanti sono i volatili che ogni anno muoiono a causa delle attività umane?
Nel podcast Am I Normal, Mona Chalabi racconta di sé e di quel giorno in cui ha scoperto che quel thwack è qualcosa di raro e facilmente dispersibile in un mondo quantiforme. Interpellando l’ecologo Scott Loss e grazie a una serie di studi come Bird-building collision risk o Direct Mortality of Birds from Anthropogenic Causes, la data journalist illustra un’ampia gamma di variazioni numeriche del perché gli uccelli possano essere uccisi negli ambienti diurni e antropomorfi: da centinaia di milioni per lo scontro con gli edifici fino a decine di milioni per i cavi elettrici. Numeri che sembrano altissimi ma che, in percentuale e nel Nord America, diventano in realtà solo l’8% del totale. E allora, riprendendo le parole stesse di Chalabi:
There are a lot of dead birds, but there are also many lost birds. Birds whose lives we just couldn’t count, because some things are innumerable [...] Data has a reputation as being something that you just can’t argue with. People actually say all the time: the numbers speak for themselves. But it’s not true. Like a dead bird on your doorstep, data is open to interpretation, and our interpretation is often guided by our gut feelings. They are connected.
I dati, in effetti, non sono mai esenti da pregiudizi: sono una materia plastica che può essere distorta, trasformata, a volte rivoluzionata, in molteplici figure, anche diverse tra loro. Perché, quindi, il concetto di lost birds attecchisce oggi? Perché c’è qualcosa che potremmo perdere, focalizzandoci esclusivamente sulle medie statistiche.
L’idea stessa di normalità deriva da una media e vive nella sua più compiuta forma solo in un mondo matematico astratto, ovvero in un mondo parallelo dove scompaiono le storture di cui l’esistenza è costituita. E permangono peraltro solo le statistiche valide per le popolazioni W.E.I.R.D, cioè Western, Educated, Industrialized, Rich e Democratic, come afferma lo psicologo e antropologo Joseph Henrich in WEIRD (Il Saggiatore, 2022). Questo genera un bias culturale con il quale osserviamo i fenomeni del mondo. L’intelligenza artificiale stessa lo ha dimostrato nel momento in cui, dopo aver digerito enormi quantità di dati weird, ha iniziato a restituire modelli biased, ovvero allenati ad una certa interpretazione del reale e del normale. Eppure anche l’intelligenza artificiale, a volte, produce dei lost birds, ovvero delle storture rispetto allo standard, le allucinazioni. Questo accade soprattutto negli LLM (Large linguistic models come ChatGPT di OpenAi o Bard di Google) e, come afferma Sam Altman, il volto pubblico di OpenAi, durante la conferenza annuale di Dreamforce:
One of the sort of non-obvious things is that a lot of value from these systems is heavily related to the fact that they do hallucinate [...] If you want to look something up in a database, we already have good stuff for that.
Se, allora, seguendo l’intuizione di Altman, iniziassimo a considerare le allucinazioni delle IA come una caratteristica da incoraggiare piuttosto che come un bug di sistema da scartare, potremmo forse innescare un cambio di paradigma, iniziando a comprendere l’importanza delle piccole eccezioni, ovvero di tutto ciò che non è conforme e si dis-perde nel modo in cui raccontiamo il mondo così come quel thwack dell’uccellino di New York.
🌿 LINFE
pillole di rinvigorenti simbiosi e contaminazioni, ovvero segnalazioni di eventi ed estratti di interviste che scorrono nel tempo, nutrendolo
You’re just a few ripples of you, there’s no history to you. You’re just a performance of stuff that he performed without thinking, and it’s not enough.
Così la protagonista Martha si rivolge al fidanzato-umanoide Ash nel momento in cui si accorge che difficilmente riuscirà a sostituire il fidanzato in carne ed ossa, defunto a seguito di un improvviso incidente stradale, con un escamotage tecnologico. “Be Right Back” è la prima puntata della seconda serie di Black Mirror, uscita nel 2013. Incentrata sul tema del lutto, è uno tra i vari esempi cinematografici forse più calzanti, sicuramente tra i più perturbanti, di come le vicende storiche del Novecento hanno portato l’Occidente ad ignorare la propria mortalità, rendendoci incapaci di gestirla.
Il Rumore del Lutto è un progetto culturale che nasce a Parma nel 2007 da un’idea di Maria Angela Gelati e Marco Pipitone. Si inserisce nella cornice della Death Education e ha l’obiettivo di cambiare il modo di pensare, educando alla morte per la vita in un ambiente interdisciplinare in cui musica, letteratura, arte, filosofia, teatro, psicologia, medicina ed architettura si intrecciano in un unico percorso. Tra le realtà coinvolte figurano Bergamo-Brescia, Damanhur, Firenze, Milano, Prato, Reggio Emilia, Venezia, Vicenza, oltre alla possibilità di seguire alcuni eventi in streaming.
Tra le varie iniziative, segnaliamo:
- 8 ottobre | ore 16.30 | Brescia: Antigone: servono ancora i riti funebri? Una Lectio Magistralis di Ines Testoni, introdotta da Gianpiero Borgia e Maria Angela Gelat.
- 19 ottobre | ore 9.00 | Parma: Cultura dell’anima: etica, sostenibilità e dinamiche di vita, un convegno a cura di Maria Cristina Ossiprandi con Antonella Bachiorri, Fausto Quintavalla, Francesca Scazzina, Ines Testoni, Veronica Valenti, Francesca Zanella e Alessia Zielo.
- 19 ottobre | ore 15.00 | Online: Voci dell’eternità a Venezia: una passeggiata tra le tombe dell’isola di San Michele, un dialogo tra Elisa Mencacci e Alessia Zielo.
- 4 novembre | ore 16.00 | Piacenza: La steppa. Omaggio ad Anton Čhecov, una lezione di Maria Candida Ghidini.
🌳 CHIOME
condivisione di rigogliosi saperi che ondeggiano, volano e ricadono
In Mangrovia #4 abbiamo parlato di The Mushroom at the End of the World (Princetown University Press, 2015) dell’antropologa Anna Tsing. I fili ramificati che collegano il mondo dei funghi si dipanano così tra una mangrovia e l’altra, intrecciando i tempi e gli spazi per parlare ancora di reti rizomatiche e micelio: un affascinante sistema ecologico nonché una feconda metafora di un nuovo modo di pensare e di comportarsi. In questo numero di CHIOME proponiamo Let’s become fungal (Valiz, 2023) di Yasmine Ostendorf-Rodríguez, disegnato da Andrea Spikker e illustrato da Rommy González.
Flexibility, resilience, adaptability, mystery and surprise are all central themes to the book and that fungi make excellent teachers for - spiega la scrittrice intervistata per It’s Nice That -“a lot of the book is about how to embrace complexity and not-knowing. I feel this is very hard for many people, but at the same time a real necessity in an increasingly unstable world.
Non a caso ogni capitolo è formulato come una domanda senza risposte: i funghi accompagnano chi legge nel formularle per poi, come i migliori e le migliori filosof3, restare in ascolto. In ogni capitolo c’è quindi un’indagine, quasi maieutica, per scoprire i vari tipi di insegnamenti dei funghi: la collaborazione, la decolonialità, la non linearità, la tossicità, la mobilitazione, la biomimetica, la morte e l’essere non binario. Il libro è influente per una vasta gamma di discipline, dall’arte passando per la scienza sino all’attivismo, e mostra l’intento di utilizzare un linguaggio non semplificato ma accessibile, non accademico ma allo stesso tempo ricco di concetti importanti come le “geo-coreografie” dell’artista Carolina Caycedo o la “microbiopolitica” dell’antropologa Heather Paxson. Utilizzando le parole di Yasmine,
I borrow these terms from the arts, academia, mycology literature and from people and other disciplines because they are helpful tools to break down complexity in bite-size pieces without simplifying. I believe in cross-and-interdisciplinary knowledge exchange, but I also believe there is some mediation needed and we can’t assume everyone knows everything about everything
Gli insegnamenti contenuti nel testo possono, secondo noi, ispirare una rete rizomatica di agenti come artistɜ, organizzazioni, educatorɜ, designer, scienziatɜ, antropologɜ, urbanistɜ, attivistɜ, giardinierɜ, agricoltorɜ, nell’ottica di diventare tuttɜ più fungini nel modo di lavorare e di essere.
L’arboricultura è completa. Una Mangrovia è cresciuta nella tua casella di posta elettronica.
Leggendo tra semi, linfe, chiome e germogli, ti è venuta in mente una connessione che possiamo approfondire per il prossimo numero? Scrivici nei commenti o inviando un messaggio a sofia.marasca@sineglossa.it
A presto