Ciao arbori-cultorə, stai leggendo Mangrovia, la newsletter mensile coltivata dalla redazione di Sineglossa. Qui, ogni mese, condivideremo una selezione di link, ricerche, approfondimenti, scoperte, letture, eventi, esperienze che hanno alimentato la nostra foresta di mangrovie. Tutto confezionato sotto forma di SEMI, GERMOGLI, LINFE e CHIOME.
In questo numero i SEMI nascono da rivoluzioni nei social media, il GERMOGLIO cresce grazie all’episteme e le LINFE scorrono con l’arte verso il metaverso. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di lettura: Alle radici di un nuovo immaginario. Alien, Blade Runner, La Cosa, Videodrome di Paolo Lago e Gioacchino Toni.
Prima di proseguire, un suggerimento: ti invitiamo a leggere questa newsletter con il sottofondo musicale selezionato dall’ecosistema Sineglossa. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano, ci commuovono. Puoi trovarlo come playlist su Spotify qui.
Sei prontə a crescere la Mangrovia di marzo? Ci vorranno 17 minuti.
🍃 SEMI
notizie che viaggiano, si diffondono e in-formano il nostro mondo, ovvero semi di notizie la cui radicale danza può iniziare, rimanendo in ascolto ed intercettandone il ritmo
The people have the power: non la canzone di Patti Smith ma il sogno di dare potere alle persone e toglierlo alle piattaforme è quello che muove
, che ha raggiunto i 20 milioni di abbonati attivi mensili e sta diventando un motore di cultura in cui giornalisti e creator non devono sottomettersi alle regole della viralità per raggiungere il loro pubblico. Come si legge nel post, recentemente un piccolo team di Substack da San Francisco si è recato a New York per incontrare i consolidati scrittori che la animano e chiedere loro dei feedback.Di nuovo save me (from social media) non è la canzone dei Queen ma il ritornello che più ritorna tra gli autori. Il modello Substack piace proprio perché garantisce una sana relazione con il pubblico ed una fruibilità di contenuti politici e culturali senza l’invasività dei meccanismi dei social mainstream. Come ripreso, infatti, dall’articolo di Modem, John Culkin, studioso e critico dei media, afferma che
“modelliamo i nostri strumenti e, successivamente, i nostri strumenti ci modellano”
e ciò appare estremamente calzante tanto nella modalità di fruizione della cultura quanto nella possibilità di creare connessioni relazionali con l’altro. Non a caso, infatti, sempre a New York, nasce il Luddite club, un gruppo di ragazzi che allo smartphone preferisce quel design anni ‘00 che un po’ si fa beffa del mare, quello del telefono a conchiglia il quale, così come per il bivalve, ripara e protegge da un oceano di connessioni ed informazioni a volte burrascoso.
Tirando le somme viene allora da chiedersi se, nella nostra realtà sempre più digitalizzata, siamo veramente soddisfatti del modello e, con esso, del livello di connessione che la tecnologia di oggi è in grado di fornirci. Come emerge dalla ricerca del Pew research Center sulla relazione tra teeneger e social media, le risposte sono per lo più contrastanti e spettroscopiche. Il 32% sostiene che l’impatto dei social sia positivo, il 9% si sente sopraffatto ed il 59% si colloca entro uno spazio neutro. Cambia anche la percezione tra ragazzi e ragazze:
E curioso è anche vedere che la percentuale di chi reputa i social media negativi sale dal 9 al 32% se la domanda viene posta non su di loro, ma rispetto a persone della loro età. Ciò che appare evidente, in ogni caso, è la sfida che il prossimo decennio pone: colmare il divario di intimità relazionale carente nell’attuale tecnologia. I dispositivi del futuro dovrebbero essere quelli che, come sta accedendo per Substack nella cornice delle piattaforme, guardano all’intimità della relazione piuttosto che all’economia dell'attenzione, promuovendo connessioni umane con altri esseri umani.
🌱 GERMOGLI
parole che attecchiscono, creando immaginari futuri, scenari improbabili, dialoghi sintetici o dibattiti antitetici
“epistemologìa s. f. [comp. del gr. ἐπιστήμη «conoscenza scientifica» e -logy «-logia»]: indagine critica intorno alla struttura logica e alla metodologia delle scienze. Il termine, coniato dal filosofo scozzese J.F. Ferrier, designa quella parte della gnoseologia che studia i fondamenti, la validità, i limiti della conoscenza scientifica (episteme). Nei paesi anglosassoni il termine è prevalentemente usato per indicare la teoria della conoscenza o gnoseologia”
È il 1994 quando il filosofo Bernard Stiegler pubblica La technique et le temps, sulla base della tesi sostenuta all’École des hautes études en sciences sociales sotto la supervisione di Derrida. Stiegler è uno di quei casi, come sostenuto da The Vision, in cui non è la laurea a fare il filosofo bensì lo è l’esercizio costante del pensiero e della meraviglia. Stiegler studia filosofia in carcere, accusato di varie rapine a mano armata, ed è proprio in un luogo dall’esistenza sospesa che scopre quanto la filosofia sia una scienza passionale, ovvero un intreccio del comprendere e dell’agire.
Un agire che è colorato dalla tecnica sin dalla scoperta del fuoco. Ed una tecnica che diventa allora l’orizzonte delle nostre esistenze, inscindibilmente legata al leopardiano ingegno. Ha più senso, allora, distinguere l’episteme dalla téchne secondo passate categorizzazioni dei saperi? Per Stiegler questa divisione a compartimenti stagni è a dir poco insensata. Come sostenuto ne La technique et le temps, gli strumenti tecnici e tecnologici estendono le nostre capacità, le nostre comprensioni e la nostra episteme. Un articolo di Philosophy Kitchen si sofferma proprio sullo sforzo stiegleriano di una filosofia passionale agita in tal senso. Nel 2005 fonda Ars Industrialis per indagare le tecnologie dello spirito mentre nel 2006 è la volta di IRI presso il Centre Pompidou che nel 2012 apre una sezione dedicata ai Digital Studies.
Perché la parola epistemologia attecchisce oggi? Per il baluginio sempre più intenso con cui essa abbraccia la techne, in una contaminazione che assume risvolti etici.
La tecnica per Stiegler, infatti, è pharmakon, non solo veleno ma anche rimedio e porsi criticamente di fronte ad essa, seguendo l'etimologia greca della parola, significa poter distinguere l’uno dall’altro. Come ribadito in un’intervista per Rai Cultura in cui viene presentato Prendersi cura. Della gioventù e delle generazioni,
“Viviamo in un’epoca di chiaroscuro, mentre gli Illuministi pensavano che la luce fosse perfetta, come all’uscita dalla caverna di Platone, oggi sappiamo che non è possibile uscire dalla caverna, perché non è possibile abbandonare l’entropia. Di conseguenza, dobbiamo imparare a vivere nel chiaroscuro, tra i pharmaka.”
Quale dunque il compito etico? Ripensare il rapporto intergenerazionale alla luce delle trasformazioni epistemologiche e tecnologiche prodotte dalla tecnica, “elaborando una politica dell’educazione che non è una politica di adattamento alla tecnologia” soprattutto nel campo dell’informazione. Occorre scomporre vecchi cliché e modi di pensare la tecnica e il conoscere per accogliere una nuova capacità di immaginare e sentire. Se vuoi, invece, approfondire il rapporto tra arte e tecnologia in Stiegler , qui l’episodio #19 di Artefatti.
🌿 LINFE
pillole di rinvigorenti simbiosi e contaminazioni, ovvero segnalazioni di eventi ed estratti di interviste che scorrono nel tempo, nutrendolo
Cosa accade quando storie antiche incontrano civiltà future, in un complesso sistema di relazioni tra reale e virtuale, digitale e materiale, eredità culturale e simbolismo? Accade che vinci la quinta edizione dell’OGR Award, promosso da Artissima e dalla Fondazione Arte CRT, in sinergia con OGR Torino. La storia di Rebeca Romero della galleria Copperfield di Londra con progetto Semilla SAGRADA si può raccontare proprio così.
[Sacred Three. REBECA ROMERO, Semilla SAGRADA. Courtesy the artist and Copperfield gallery, London. METAmorphosis, OGR Award 2023]
Questo il commento della giuria:
“La giuria ha apprezzato la prospettiva analogica nell’utilizzo di materiali […] ma anche i possibili legami tra lo sciamanesimo e il mondo del digitale. Inoltre, con questo premio, la giuria sostiene un progetto che affronta il metaverso come un luogo condiviso […] attivando storie e immaginari alternativi e di origine non occidentale.”
L’OGR Award è un riconoscimento intento il sofisticato rapporto tra arte, tecnologia e innovazione. L’edizione 2022 ha voluto indagare il fenomeno del Metaverso, dialogando con il progetto METAmorphosis, secondo episodio della piattaforma Beyond Production. L’opera Semilla SAGRADA verrà effettivamente sviluppata nel Metaverso. Qui è possibile vedere il progetto vincitore mentre per meta-vivere l’opera l’appuntamento è al 17 maggio 2023 presso l’OGR Torino. Precedono due incontri presso il Duomo di Torino. Il 29 marzo 2023: Metaversando… Prospettive e percorsi nei metaversi dell’arte, ore 18.00 con relatori: Luisa Ausenda, curatrice e specialista di arte digitale, e Marco Mancuso, critico, curatore, docente e fondatore del progetto Digicult. Il 26 aprile 2023: Sviluppi METAmorfici. Come si trasformeranno l’arte, la produzione creativa? ore 18.30 con relatori: Elisabetta Rotolo, business strategist, CEO e founder di MIAT e Valentino Catricalà, studioso, curatore, critico d’arte contemporanea e direttore artistico del Media Art Festival del Museo MAXXI.
🌳 CHIOME
condivisione di rigogliosi saperi che ondeggiano, volano e ricadono
Slack è la piattaforma di collaborazione aziendale che noi di Sineglossa usiamo quotidianamente per aggiornarci su call, riunioni di budget e nuove progettazioni europee. È divisa in canali in base ai progetti ma tra questi ce ne è uno fieramente reticolare e trasversale, il baluardo mangroviano su chat, il canale #saperiincondivisione. In descrizione campeggia un: “articoli, musica, video e tutto quello che si reputa interessante da condividere con lз altrз sull’attualità” ed è così che, in parte, durante la settimana nutriamo la nostra Mangrovia di saperi. La scorsa settimana, Tommaso Sorichetti, che per Sineglossa si occupa di UX Design e valutazione d’impatto, ha proposto una lettura in cui tecnologia, scenari distopici e nuovi immaginari si fondono, ovvero Alle radici di un nuovo immaginario. Alien, Blade Runner, La Cosa, Videodrome. Nell’introduzione al testo di Paolo Lago e Gioacchino Toni, leggiamo che:
“Nelle opere qui selezionate come apertura degli anni Ottanta il futuro si mostra tutt’altro che rassicurante; la tecnologia si svela ben poco affascinante e desiderabile e le corporation che governano i diversi contesti si rivelano interessate esclusivamente al profitto, tanto da mettere in gioco senza alcuna remora il futuro stesso dell’umanità o quel che ne resta”.
E ancora:
“la tele-visione che plasma la mente e il corpo degli individui in Videodrome si prospetta come anticipazione di uno spazio disumanizzato ove l’individuo, sedotto e abbandonato dalle immagini, è condannato a vivere da sfruttato in uno stato di perenne allucinazione a cui paradossalmente fornisce volontariamente il suo contributo”.
In tutti e tre i film risuona, quindi, la paura della perdita del controllo sull’altro da sé che l’immaginazione cerca di colmare ipotizzando distopie allo scopo di esorcizzarle e, allo stesso tempo, di indirizzare le riflessioni dell’oggi sul domani.
Un riferimento alla mitologia pare ora d’obbligo. Taumante, divinità marina greca, nel racconto di Platone, dà origine a Iride, l’arcobaleno che eroticamente connette terra e cielo, ma sempre da Taumante si generano le arpie, creature mostruose metà donna e metà uccello. L’equilibrio precario con cui si mostrano gli spazi di Alien o della metropoli di Blade Runner riflette proprio questa ambivalenza. E nello spazio in cui i confini di narrazione e di riflessione si sfumano, proprio come ne Alle radici di un nuovo immaginario, appare chiaro che sia proprio l’immaginazione dei racconti di fantascienza a poterci salvare, aiutandoci a cogliere le premesse della nostra contemporaneità e le radici di un nuovo solidale scenario.