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In questo numero i SEMI nascono allo Zenit con la noia, il GERMOGLIO attecchisce grazie alle spezie, le LINFE scorrono verso una mostra al MUDEC di Milano. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di approfondimento: A tavola con il cambiamento climatico: Le patate…native dalla rivista online duegradi
Sei prontə a coltivare questa Mangrovia? Ci vorranno circa 10 minuti.
Se vuoi, leggila con questo sottofondo musicale su Spotify. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano e ci commuovono.
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NOTIZIE CHE VIAGGIANO, SI DIFFONDONO E INFORMANO IL NOSTRO MONDO ALLO ZENIT
Questa settimana Mangrovia allo Zenit ci racconta di:
🍃 Fernando Botero e del legame tra arte e piacere. Dall’estetica sensoriale di Aristotele alla gioia universale descritta da Hobbes, fino alle opere di Botero, il piacere è un linguaggio universale, capace di riconnetterci con ciò che ci rende profondamente umani.
🍃 noia come sensazione che spaventa ma nasconde un potenziale straordinario. Come la noia ci spinge a cambiare, a creare, a riflettere. È davvero un nemico o una preziosa alleata?
PAROLE CHE ATTECCHISCONO CREANDO IMMAGINARI FUTURI
spezie: dal latino medievale species, sostanze aromatiche di origine vegetale (pepe, zenzero, chiodi di garofano, cannella, noce moscata ecc.) generalmente di provenienza orientale, usate per aromatizzare e insaporire cibi e bevande, nonché in medicina e in farmacia.
Le spezie comprendono varie sostanze aromatiche di origine vegetale, di cui si utilizzano diverse parti della pianta: il seme per il cumino, la radice per la curcuma, il frutto per il coriandolo, la corteccia per la cannella e il fiore per i chiodi di garofano e per lo zafferano.
Per il germoglio di questa settimana, però, non parliamo di cosa sono ma di una parte della loro storia che unisce Oriente ed Occidente: le spezie, in epoca romana, erano le merci speciali che arrivavano nei porti dall’estremo oriente, India e Cina. Queste sostanze aromatiche venivano usate per aromatizzare e insaporire cibi e bevande ma anche per realizzare profumi e cosmetici, nei riti magici e nel culto degli dei e dei morti. I venditori di spezie - che alla fine del 1300 furono indicati con il nome di speziali e nella seconda metà dell’ ‘800 come farmacisti - erano il punto di riferimento per molti medici e malati. Pare, ad esempio, che già il re di Ponte Mitridate (132-63 a.C) facesse uso della Teriaca preparata dagli speziali: un polifarmaco capace di combattere i veleni prodotti dall’organismo stesso, dalle malattie e dai veleni di varia origine. Lo scrittore James Innes Miller ne Roma e la Via delle Spezie dal 29 a.C. al 641 d.C (Einaudi, 1973) ci parla, non a caso, delle vie delle spezie e degli aromi che collegavano l’Occidente e l’Oriente. Due mondi non separati, bensì interconnessi, perfettamente consapevoli l’uno dell’altro e visibili.
Sembra anche che le spezie, grandi viaggiatrici, siano in grado di farci ricordare cose: chi siamo e dove sono le nostre radici in un mondo sempre più nomade.
La storia di questa settimana ci parla di radici, spezie e vulnerabilità:
Tangerinn: il piacere di mostrare le radici. L’invito alla vulnerabilità del primo romanzo di Emanuela Anechoum. Ambientato tra Londra, la Calabria e il Marocco, il romanzo d’esordio di Emanuela Anechoum esplora la tensione tra il desiderio di piacere e l’autenticità, tra l'attaccamento alle proprie radici, doppie e ibride, e la ricerca di un futuro incerto, altrove. Attraverso una scrittura poetica e affilata, Tangerinn invita a riflettere sul piacere di mostrarsi vulnerabili e la possibilità di radicarsi attraverso i sensi.
SEGNALAZIONI DI EVENTI E OPPORTUNITÀ CHE SCORRONO NEL TEMPO, NUTRENDOLO
Le Nanas dell’artista Niki de Saint Phalle sono diventate famose per ciò che rappresentano: sculture tonde, colorate e dalle sembianze femminili che danzano per celebrare la vita e il piacere di esistere. Hanno forme esuberanti, volutamente esagerate, alcune volte quasi grottesche e sfidano i vincoli delle convenzioni sociali, soprattutto quando imposti al genere femminile. Vorrebbero dire: “donna, sii libera perché quando sei pienamente te stessa, godi del tuo corpo e della vita”.
Le Nanas sono in mostra fino al 16 febbraio 2025 presso il MUDEC, il Museo delle Culture in via Tortona, a Milano. La mostra è la prima completa retrospettiva antologica in un museo italiano, organizzata per celebrare l’artista franco-americana, fornendone una lettura a 365 gradi. Il percorso espositivo, strutturato in otto sezioni, racconta infatti la vita artistica di Niki de Saint Phalle, ma anche la sua fragilità fisica e la sua lotta contro le numerose disuguaglianze e discriminazioni sociali a cui ha assistito, dagli esordi fino agli ultimi lavori.
Saint Phalle è stata una delle protagoniste assolute della scena artistica d’avanguardia degli anni Sessanta e Settanta in Europa e negli Stati Uniti, dove ha sfidato gli stereotipi di genere insieme con l’arte ed espresso la propria identità attraverso la femminilità, la sensualità e l’amore per la vita come creazione.
Puoi trovare maggiori info qui
CONDIVISIONE DI RIGOGLIOSI SAPERI CHE ONDEGGIANO, VOLANO E RICADONO
Nell’ultima newsletter abbiamo visto che la semantica del termine piacere è connessa originariamente, almeno nelle lingue indoeuropee, alla sfera del gusto. E anche che il piacere è un un incontro tra il corpo e il mondo. Oggi, allora, a proposito di sapori che si dissolvono sulla lingua, accendendo ricordi, desideri e sogni, vorremmo proporvi, tra le chiome, un approfondimento sulla sostenibilità di ciò che ci dà gusto.
Lo scorso aprile Due gradi, il clima della Terra ha aperto una rubrica dal suggestivo titolo A tavola con il cambiamento climatico: dallo spritz alle patate native, qual è l’impatto ambientale del cibo che mangiamo? E quali sono conseguenze del cambiamento climatico sulla filiera agro-alimentare?
Nell’articolo di Verdiana Fronza, attualmente volontaria presso la FAO in Perù, si parla delle patate native e della loro storia di legame con le comunità e i territori in cui vengono coltivate, un esempio della complessità e delle interconnessioni del sistema alimentare. Le patate native sono alimenti che, in risposta ai cambiamenti climatici, riescono a fornire una nutrizione adeguata alle comunità dove si producono per autoconsumo, in quanto ricche di vitamina A e C, ferro, potassio e zinco. E questo raccolto è la principale fonte di reddito di molte famiglie.
Per secoli, queste comunità hanno adottato metodi di coltivazione tradizionali per selezionare, preservare e sviluppare una collezione di semi di patate autoctoni tramandata di generazione in generazione. Attraverso queste pratiche agricole, chi lavora la terra garantisce l’esistenza dell’agro-biodiversità, conservandola in situ, e cioè negli stessi campi di coltivazione, e la aiuta a evolversi nel tempo.
In Perù, infatti, esistono veri e propri guardiani e guardiane delle patate native, impegnati a preservarne il valore agro-culturale. [...] Perdere una varietà in campo potrebbe significare non poterla più recuperare, proprio a causa della mancanza di una conoscenza completa di tutte le diverse patate native coltivate in queste comunità.
Tradizioni ancestrali, biodiversità agricola e sicurezza alimentare: il tutto interconnesso in uno degli alimenti più diffuso al mondo. L’avresti mai detto?
L’arboricultura è completa. Una Mangrovia è cresciuta nella tua casella di posta elettronica.
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