Ciao arbori-cultorə, stai leggendo Mangrovia, la newsletter mensile coltivata dalla redazione di Sineglossa. Qui, ogni mese, condivideremo una selezione di link, approfondimenti, scoperte, letture, eventi che hanno alimentato la nostra foresta di mangrovie. Tutto confezionato sotto forma di SEMI, GERMOGLI, LINFE e CHIOME.
In questo numero i SEMI nascono da un progetto di arte e scienza, il GERMOGLIO attecchisce sul potere trasformativo del changemaking e le LINFE scorrono tra il verde dell’Umbria. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di lettura: La natura è innocente. Due vite quasi vere di Walter Siti.
Prima di proseguire, un suggerimento: ti invitiamo a leggere questa newsletter con il sottofondo musicale selezionato dall’ecosistema Sineglossa. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano, ci commuovono. Puoi trovarlo come playlist su Spotify qui. Dura il tempo di lettura più qualche sfizioso approfondimento.
Sei prontə a coltivare la Mangrovia di luglio? Ci vorranno circa 18 minuti.
🍃 SEMI
notizie che viaggiano, si diffondono e in-formano il nostro mondo, ovvero semi di notizie la cui radicale danza può iniziare, rimanendo in ascolto ed intercettandone il ritmo
Nella rubrica GERMOGLI di Mangrovia #5 abbiamo parlato dell’importanza del tavolo come luogo materico e metaforico in cui progettare democraticamente i luoghi come bene comune, spogliandosi dal proprio punto di vista per assumere quello dell’altro. Cosa accadrebbe, nello specifico, se lo spazio fosse un giardino e se lo sguardo-altro fosse quello di un insetto impollinatore? Da Mangrovia #5 nasce il seme della nuova arbori-cultura di luglio.
Pollinator Pathmaker è l’opera d’arte che ha vinto l’edizione 2023 dello S-T-ARTS Prize, il premio della Commissione Europea per i progetti che promuovono l’innovazione nel campo della tecnologia, dell’industria e della società. Il lavoro dell’artista Alexandra Daisy Ginsberg, non a caso, è in-formato di scienza, dalla botanica all’intelligenza artificiale, e incarna una nuova visione di società eco-sistemica.
Il lavoro si caratterizza, infatti, per un piccolo seppur radicale cambio di prospettiva che traghetta con forza dirompente verso la consapevolezza che l’abitare è inter-specie. Come spiegato nel sito del progetto, gli insetti percepiscono il mondo in modo diverso dagli esseri umani, ovvero in base alle possibilità dei propri corpi. Dal momento che gli ambienti possono essere vissuti secondo plurime angolazioni, l’opera di Ginsberg ribadisce l’importanza del prendersi cura di ciascuna di esse.
Nel realizzare l’algoritmo che rende possibile progettare un giardino-per-gli insetti, Ginsberg ha collaborato con orticoltorɜ, espertɜ di impollinazione e informaticɜ. Nel sito ci spiega che:
The Pollinator Pathmaker algorithm follows a set of rules using the inputs – pollinator species and the plants they forage from – to calculate the planting design. It then selects and arranges plants to suit the different preferences of their visitors. Since the algorithm is made by humans, it can’t completely remove human biases such as taste. But an algorithm can help to dull the effect of these choices and design for other species, rather than us.
Ogni opera che si può generare è unica, ma ognuna è calcolata per supportare la massima diversità di specie di impollinatori. Progettando per altre specie e con le loro percezioni, l’arte diventa così una piattaforma per allargare lo sguardo e intravedere i contorni di quelli che il primo etologo Uexküll definisce “mondi sconosciuti e invisibili” degli altri esseri viventi. Riprendendo le parole del filosofo Agamben, contenute ne L’aperto. L’uomo e l’animale (Bollati Boringhieri, 2022),
“non esiste una foresta in quanto ambiente oggettivamente determinato: esiste una foresta-per-la-guardia-forestale, una foresta-per-il-cacciatore, una foresta-per-il-botanico, una foresta-per-il-viandante, una foresta-per-il-legnaiolo e, infine, una foresta di favola in cui si perde Cappuccetto Rosso”
E così esiste anche un giardino-per-i e le bambinɜ, un giardino-per-chi fa attività fisica, un giardino-per-i e le giardinierɜ, un giardino-per-impollinatori e un giardino segreto per Mery Lennox in cui guarire e rinascere.
🌱 GERMOGLI
parole che attecchiscono, creando immaginari futuri, scenari improbabili, dialoghi sintetici o dibattiti antitetici
Change-maker - a person who is sensitive to human/environmental needs, critical of any form of injustice and responds to uncertainties by creative action. Change-making like creativity can be learnt.
In italiano si potrebbe tradurre, forse, con cambia-mondo: persone, comunità, organizzazioni pubbliche o private che intendono favorire il cambiamento per il bene comune. Dopo aver identificato un problema della collettività, i e le change-maker lavorano a una soluzione concreta per cambiare lo status quo e generare un impatto positivo sul piano sociale, ambientale o culturale. Si tratta di un fenomeno globale e in continua evoluzione nato da una semplice newsletter. Per comprendere meglio il significato di change-maker è utile, infatti, addentrarsi nella sua genesi. Utilizzato per la prima volta nel 1981 da Bill Drayton, imprenditore sociale e fondatore di Ashoka, come titolo della newsletter che inviava ai e alle proprɜ iscrittɜ, il termine è diventato, poi, il nome di un programma di iniziative e investimenti per sostenere imprenditorɜ sociali in cerca di risorse per realizzare i propri progetti.
To become a change-maker one must experience freedom and intrinsic motivation to create value, be supported with basic resources, wise feedback and achieve a level of resilience allowing to face adversity or failure on the way to a successful improvement of life in an ecosystem.
Così si legge nel Change-makers’ capacity building curriculum che INNOCAMP PL (Ashoka network) ha fornito per i seminari di Future Divercities, quel corso di cui abbiamo parlato in Mangrovia #4 e che è possibile ritrovare tra le Resources a disposizione fornite dal progetto europeo.
Ma perché la parola changemaker attecchisce oggi? È di nuovo Ashoka a fornirci la risposta:
The most complex challenges [...] must be handled through collective change-making by “team of teams” approach in which every stakeholder with a collaborative mindset is a potential expert but needs to find the right community to put her/his resources to the best effect on systems and framework changes.
Il change-making trova nutrimento proprio dalle sfide che il presente ci pone e che ci collocano in una perenne condizione di esseri in transizione. Tra queste possiamo incluedere quelle poste dall’Intelligenza Artificiale. Lo ribadiscono Daniel Huttenlocher, Eric Schmidt e Henry Kissinger in The Age of AI: And Our Human Future (Little, Brown and Company, 2021).
This is a epical moment: AI is going to change the world in the same way the Reinassance did 400 years ago [...] What happened in the Reinassance, the age of reason was all of sudden people had an idea that human thought was supreme and that you could be critical, that you could think things through. We are about to do the same kind of change because we’ve never seen another not-human intelligence with a similar ability to our own and in some cases much smarter.
Eric Schmidt ci chiede
what happens when your child’s best friend is not another human? What happens when wars are fought on computer time and not human time and you’ve got to make life and death decisions based on imprecise and inaccurate recommendations?
Uno dei compiti a casa per questa estate potrebbe essere, allora, quello di intraprendere il cammino per diventare un po’ più change-maker di ora e seguire quei piccoli passi che Ashoka ci suggerisce: dall’inner developmental fino al co-design basato sull’empatia.
🌿 LINFE
pillole di rinvigorenti simbiosi e contaminazioni, ovvero segnalazioni di eventi ed estratti di interviste che scorrono nel tempo, nutrendolo
Le linfe di luglio scorrono invisibili nel verde che circonda Perugia trasportando acqua, zucchero e un po’ di anarchia.
Com'è una società anarchica? Com'è la vita senza obbedire e senza comandare? Come funziona, senza governo? [...] L'anarchia è utopia pratica da reinventare sempre.
Edicola 518, in collaborazione con C.I.R.C.E., propone nell'ambito del macro-progetto Lezioni di Anarchia un laboratorio di immaginazione utopica a Perugia il 21 e il 22 ottobre. Il percorso è costruito per essere ibrido, orizzontale ed eccentrico, basandosi sulla lettura collettiva di una serie di testi di letteratura utopica, riuniti sul grande scaffale del dibattito da un suggestivo fil rouge che va da Platone alla contemporaneità. Quale immaginario comune e sociale ne potrà derivare? Quali inter e intra relazioni sociali si potranno decostruire? E quali sanare? In ogni caso l’importante è mettere in moto il pensiero. Quello che emergerà sarà il punto di partenza per il terzo volume di Lezioni di Anarchia, a cura di Emergenze Publishing. C’è tempo fino al 31 luglio per mandare una breve lettera, un audio o un video di presentazione a utopia@vulgo.xyz. Le info sul profilo IG di Edicola 518.
🌳 CHIOME
condivisione di rigogliosi saperi che ondeggiano, volano e ricadono
Da questa grotta, ma in generale da ogni angolo di Lanzarote, si può immaginare che la Natura avanzi sul proscenio e reclami la parola per gridare agli uomini: "Divertitevi pure, consolatevi tra le mie braccia, illudetemi di avermi addomesticato con la vostra 'bellezza' e la vostra 'cultura'; quando meno ve l'aspetterete, io distrattamente ritornerò e mi riprenderò quello che è mio".
Sia che abbiate veramente in programma un viaggio estivo a Lanzarote o che abbiate preferito, invece, rifugiarvi sotto la frescura dei pini di montagna, Fabio Colombo, sociologo e grant manager per Sineglossa, propone per la mangrovia di luglio La natura è innocente. Due vite quasi vere (Rizzoli, 2020). Ambientato a Lanzarote, il racconto dà voce a una natura che, sebbene oggettificata, a volte addomestica, sicuramente depauperata, ci anticipa il suo ritorno, per riprendersi i propri spazi, le proprie prospettive e il proprio corpo.
Ho scelto questo libro perché io sono sociologo e il libro è fondamentalmente il racconto della storia sociale di due persone: attraverso due vite si accede a mondi sociali e contesti culturali.
Ma non solo. Fabio, nel raccontare cosa lo ha colpito del testo e cosa ci ha trovato di sineglossiano, parla del capitolo che si intitola “intermezzo vulcanico”, un capitolo che per lui rappresenta a pieno il simbolo “di un'esperienza super-nonturistica di rigenerazione dei luoghi”. Lanzarote è stata, infatti, distrutta da un'eruzione vulcanica nel 1730 ed è proprio da quel disastro che è nato il paesaggio di pura e rara bellezza che la caratterizza. Anche l’arte ha contribuito a creare il luogo grazie al piano regolatore degli anni ‘60, assegnato all’artista Cesar Manrique.
Fabio ci descrive quasi un quadro quando afferma che “l’artista ha disegnato case tutte basse e bianche, giardini e viali alberati che, interagendo con il paesaggio vulcanico, creano l'unicità e la bellezza di Lanzarote, salvandola dalla speculazione edilizia delle altre isole Canarie”.
Con un pizzico di orgoglio ci viene da affermare che c’è un po’ di Mangrovia in questa Lanzarote: isola-baluardo di resistenza in cui più saperi si sono contaminati, valorizzandosi a vicenda in una foresta-paesaggio unica e interconnessa.
Leggendo tra semi, linfe, chiome e germogli, ti è venuta in mente una connessione che possiamo approfondire per il prossimo numero? Scrivici nei commenti o inviando un messaggio a sofia.marasca@sineglossa.it
A presto