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In questo numero i SEMI nascono allo Zenit con la sessualità, il GERMOGLIO attecchisce grazie al lavoro, le LINFE scorrono verso una mostra a Bologna. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di approfondimento dalla newsletter di
Sei prontə a coltivare questa Mangrovia? Ci vorranno circa 10 minuti.
Se vuoi, leggila con questo sottofondo musicale su Spotify. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano e ci commuovono.
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NOTIZIE CHE VIAGGIANO, SI DIFFONDONO E INFORMANO IL NOSTRO MONDO ALLO ZENIT
Questa settimana Mangrovia allo Zenit ci racconta di:
🍃 lavoro che si è trasformato in una performance continua e soffocante, allontanandoci dal vero significato del lavorare. Ma oltre alla corsa alla performance, esiste un altro lato del lavoro? La sua capacità di dare senso alle nostre vite, di connetterci agli altri e di contribuire alla società.
🍃 sessualità delle persone con disabilità. La società tende a invisibilizzare la sessualità delle persone con disabilità, trattandole come se fossero asessuate o "infantilizzate". Che cosa sono l’educazione sessuale inclusiva e il diritto universale alla sessualità? E perché sono importanti per il benessere fisico e psicologico?
PAROLE CHE ATTECCHISCONO CREANDO IMMAGINARI FUTURI
lavoro: qualsiasi esplicazione di energia (umana, animale, meccanica) volta a un fine determinato: il lavoro dell’essere umano, il lavoro di un cavallo, il lavoro muscolare, il lavoro di un computer
Lavoro deriva dal latino labor che significa “pena”, “sforzo”, “fatica” e “sofferenza”, significato primo del termine che rimane, in Occidente, per tutto il periodo classico e per parte del Medioevo. È solo a partire dalla fine del xv secolo che il corrispettivo termine francese travail assume il significato moderno di “opera da fare” e il lavoro inizia ad essere inteso come una cifra di quell’essere umano che cerca di adattarsi all’ambiente in cui vive e che adatta l’ambiente a se stesso. Non solo, inizia ad essere considerato come uno dei momenti più rilevanti dell’azione individuale nella società in quanto attività che, oltre a determinare un rapporto tra l'uomo e l'ambiente naturale, dà vita anche a una serie di relazioni sociali: di cooperazione, certamente, ma anche di dominazione o sfruttamento. Ne sapeva qualcosa il filosofo Karl Marx che, ne Il Capitale (Meissner, 1867), scriveva che solo una volta soppressi i rapporti capitalistici, avremmo superato ogni divisione del lavoro e il lavoro sarebbe diventato “libero”, nel senso di slegato da “determinata necessità e finalità esterna”.
Nella metamorfosi del concetto di lavoro nel tempo, possiamo schierare sul tavolo dei significati anche quello di performance, e di performance lavorativa, e chiederci: che cosa conta davvero nella valutazione delle performance lavorative?
Di lavoro, performance e discriminazione parla l’articolo di questa settimana:
🍃Quando la performance non è equa. Perché sul lavoro delle donne i conti non tornano. Si può disegnare un mondo in cui donne e uomini siano misurati equamente, lo si può modellare con i dati, lo si può analizzare. Forse lo si deve costruire daccapo, o quasi, ma esisterà. Ecco come un’artista, una data scientist e una economista ci stanno lavorando.
SEGNALAZIONI DI EVENTI E OPPORTUNITÀ CHE SCORRONO NEL TEMPO, NUTRENDOLO
Che succede quando la lotta di classe e la lotta femminista vengono coniugate in un’unica espressione artistica?
Dal 26 settembre al 16 febbraio il Palazzo Pallavicini di Bologna ospita la mostra fotografica su Tina Modotti, una esponente di spicco della fotografia e dell’attivismo politico della prima metà del Novecento, in grado di coniugare l’amore per l’arte con gli interventi militanti.
Organizzata e realizzata da Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci della Pallavicini s.r.l., insieme al Comitato Tina Modotti, l’esposizione, a cura di Francesca Bogliolo, intende ripercorrere, attraverso 120 opere, la vicenda umana di una donna coraggiosa e anticonformista, che ha saputo farsi interprete del sentimento del proprio tempo, trasformando il valore estetico della fotografia in un valore etico per vivere in un mondo migliore. Come la stessa fotografa affermava: “Ma non voglio parlare di me. Desidero parlare soltanto di fotografia e di ciò che possiamo realizzare con l’obiettivo”.
Per maggiori informazioni, visita il sito qui
CONDIVISIONE DI RIGOGLIOSI SAPERI CHE ONDEGGIANO, VOLANO E RICADONO
Questa settimana tra le chiome incontriamo Federica Fragapane, information designer indipendente le cui visualizzazioni di dati Space Junk, Noise Pollution e Land Defenders sono state acquisite dal Department of Architecture and Design del MOMA, e intervistata da
per l’ultima newsletter de LaCulturaDelDato.Nell’intervista la designer parla della non-neutralità dei dati, dei pregiudizi che vi stanno dietro e dell’inevitabile velo di soggettività che i dati si portano dietro, “legati alla presenza umana che caratterizza qualunque tipo di scelta, anche quando tali scelte vengono filtrate da macchine e algoritmi”. Alla richiesta di segnalare progetti o risorse nel mondo dei dati di cui non potrebbe fare a meno, Frangapane risponde:
Essendo una designer, per me sono fondamentali una serie di strumenti per visualizzare dati e non solo: RAWGraphs, QGIS, i tool per disegnare grafici su Adobe Illustrator. Dal punto di vista dell’approccio, per tornare poi al punto precedente, importantissima è stata per me la lettura di Data Feminism, di Catherine D'Ignazio e Lauren F. Klein: in questo libro si parla dei bias e dei pregiudizi che si nascondono dietro ai dati e della necessità di un approccio intersezionale.
Un libro che parla di come oggi la scienza dei dati sia una forma di potere che può essere usata per denunciare ingiustizie, ma anche per discriminare e sorvegliare.
Un potenziale bene o una minaccia pubblica, per la quale occorre chiedersi, insieme ai e alle information designer, studiosi e ricercatrici: la scienza dei dati è da parte di chi e per chi?
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