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In questo numero i SEMI nascono allo Zenit in California, il GERMOGLIO attecchisce grazie a un pensiero nomade, le LINFE scorrono verso la mostra Fables of Our Time. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di approfondimento: Can We Learn to Be in Kinship with the Ocean?
Sei prontə a coltivare questa Mangrovia? Ci vorranno circa 10 minuti.
Se vuoi, leggila con questo sottofondo musicale su Spotify. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano e ci commuovono.
NOTIZIE CHE VIAGGIANO, SI DIFFONDONO E INFORMANO IL NOSTRO MONDO ALLO ZENIT
Questa settimana Mangrovia allo Zenit ci racconta di:
🍃 vento come soluzione all’eccessivo consumo di carburante per il trasporto marittimo odierno, che movimenta circa il 90% delle merci mondiali ed è responsabile dell’occupazione di 1,7 milioni di persone a bordo delle navi. Le navi mercantili sono responsabili di circa il 2,9% delle emissioni globali di CO2.
🍃 Kumeyaay, una tribù indigena della California meridionale, che ha sviluppato per centinaia di anni una relazione profonda e sinergica con l'oceano e con le foreste di alghe. Come? Il loro sostentamento e le loro pratiche culturali dipendevano da essi.
PAROLE CHE ATTECCHISCONO CREANDO IMMAGINARI FUTURI
nomade: di persona o gruppo che non ha fissa dimora e muta frequentemente residenza, o che si sposta continuamente da un luogo a un altro (anche per motivi inerenti all’attività svolta). Dal latino “nomas”, a sua volta dal greco “nomas”, ovvero che erra per cambiare pascoli.
Storicamente il nomadismo si presenta come legato, almeno all'inizio, alla necessità degli esseri umani di procurarsi del cibo: la raccolta di vegetali e la caccia di animali.
Il cambiamento radicale avvenne nel passaggio noto come la rivoluzione agricola del Neolitico, in cui, nell'arco di duemila anni, l'Homo sapiens iniziò a stanziarsi stabilmente e a vivere di agricoltura. O, meglio, la maggior parte degli Homo sapiens, perché altri scelsero di continuare a vivere da nomadi, spostandosi sempre per cercare pascoli più verdi, terre più ricche in selvaggina e mercati più floridi.
Il filosofo francese Gilles Deleuze in Pensiero nomade (1972) ci dice che la vita nomade è una vita che resiste alla codificazione perché le forze nomadi sono quelle che non si lasciano assorbire dai dispositivi di dominio: rappresentano sempre un’eccedenza. Il nomade, fluido nell’organizzazione, coglie la vita che gli serve per la vita, non è né più né meno responsabile di un qualunque altro animale e non è cristallizzato in un ruolo.
Se, come scrive sempre il filosofo, “il nomade non è per forza qualcuno che si muove” perché esistono anche viaggi sul posto, “viaggi in intensità”, allora per chi nomade non lo è di fatto, oggi, ci chiediamo: possiamo essere nomadi nel pensiero? Come spostarsi continuamente da un luogo all’altro? Come fare per non cristallizzare, non stanziare in territori conosciuti, ma esplorarne sempre di nuovi?
Le due storie Mangrovia di questa settimana:
🍃Se i nomadi del mare non lo sono più. La storia dei Sama Dilaut nel documentario di Rhadem Musawah. I Sama Dilaut sono un popolo costretto dal cambiamento climatico a stanziarsi sulla terraferma. L’omonimo documentario ne racconta le sfide tra discriminazione, rischio di apolidia e agricoltura insostenibile, per raccogliere la loro voce e le loro speranze nel futuro
🍃 Lo sguardo negli abissi. Come robot e IA possono aiutare l’esplorazione oceanica. L’osservazione degli abissi è costosa e concentrata nelle zone economiche esclusive di USA, Giappone e Nuova Zelanda. Katy Croff Bell con la Ocean Discovery League lavora per renderla più accessibile e distribuita: ecco come.
SEGNALAZIONI DI EVENTI E OPPORTUNITÀ CHE SCORRONO NEL TEMPO, NUTRENDOLO
Quali sono le favole del nostro tempo? Come raccontare la storia degli ecosistemi del nostro pianeta?
Dal 29 luglio 2024 Fables for our Time, presso il Design Museum, a Londra, mette in mostra un trittico di storie sulle urgenze ambientali per esaminare il rapporto dell’umanità con l’ambiente naturale. Ognuno dei tre pannelli racconta una storia particolare su un ecosistema fondamentale: api, coralli e miceli.
Da lontano, le tre opere d'arte mostrano un prato con fiori, funghi e una barriera corallina. Da vicino, rivelano centinaia di emoji: ci sono insetti, piante e organismi marini accanto a batterie, mozziconi di sigaretta e simboli della Wi-Fi per rappresentare tutti gli elementi in gioco che cambiano, inquinano o imitano la natura.
Per approfondire, puoi leggere qui
CONDIVISIONE DI RIGOGLIOSI SAPERI CHE ONDEGGIANO, VOLANO E RICADONO
In the Tantaquidgeon Museum in Uncasville, Connecticut, you can find some of the most sacred objects of the Mohegan Tribe. Weavings of pinhead-sized purple and white beads form belts and chains of wampum are displayed prominently in the collection. [...] “It’s a spiritual cleanser, just as the clams it’s made from are cleansers of the water,” explained Melissa Tantaquidgeon Zobel, a tribal historian. [...] “If you have something like that in your culture that comes from the sea and is very precious,” said Zobel, “it speaks to the reverence for the ocean and rivers. They’re all connected. They hold great agency and power and should be respected. We can’t get anything as sacred from the land as we can get from the sea, so how much more value do we put in the sea? It’s your source of life.”
Questo è l’incipit dell’editoriale di Jusy Benson, Can We Learn to Be in Kinship with the Ocean?, pubblicato a fine aprile su Oceanography - The official magazine of the Oceanography society e che vi proponiamo tra le chiome di questa settimana.
In un viaggio che va da Adam Nicholson - che, in Life Between the Tides, parla delle maree come qualcosa di animato - a Robin Wall Kimmerer, botanica e membro della Citizen Potawatomi Nation - che, in Braiding Sweetgrass, chiede un cambio di paradigma filosofico - l’autrice, citandoli, si interroga sul nostro rapporto con l’oceano e le acque salate. Come si può costruire una relazione più sana tra le persone e l’oceano? Intendere l’oceano come essere vivente, non in senso letterale ma filosofico, potrebbe essere la svolta necessaria? Consentirebbe alle persone di preoccuparsi di più?
La domanda resta aperta. Noi di Mangrovia abbiamo provato a risponderle in questo mese dedicato all’acqua salata, raccontandovi storie sulle energie del mare, su nuove pratiche sostenibili che stanno nascendo e cambiando l’ordine delle cose, su come possiamo ascoltare l’oceano e di come lo conserviamo sempre dentro perché siamo in grado di commuoverci e piangere lacrime salate.
L’arboricultura è completa. Una Mangrovia è cresciuta nella tua casella di posta elettronica.
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Se questo numero ti è piaciuto, fallo leggere a chi vuoi bene.