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In questo numero i SEMI nascono allo Zenit in Perù, il GERMOGLIO attecchisce grazie a una trasformazione le LINFE scorrono verso una mostra di Archeoplastica. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di approfondimento: La rivoluzione delle alghe. Tutte le potenzialità di una risorsa straordinaria ancora inesplorata.
Sei prontə a coltivare questa Mangrovia? Ci vorranno circa 10 minuti.
Se vuoi, leggila con questo sottofondo musicale su Spotify. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano e ci commuovono.
NOTIZIE CHE VIAGGIANO, SI DIFFONDONO E INFORMANO IL NOSTRO MONDO ALLO ZENIT
Questa settimana Mangrovia allo Zenit ci racconta di:
🍃 Blue economy che è diventata una prerogativa di molti paesi. Dati alla mano: l’Ocse attesta che il prodotto economico dell’oceano è stato pari a 1,5 miliardi di dollari nel 2010 e proiezioni per il 2030 ne stimano un incremento pari al doppio. A Sechura bay, nel nord del Perù, qual è l’impatto dell'acquacoltura - uno dei settori in forte crescita della blue economy?
🍃 rifiuti di plastica e delle circa 12 milioni di tonnellate che entrano negli oceani ogni anno. Ancora oggi due miliardi di persone nel mondo non fanno la raccolta differenziata, spesso perché vivono in paesi non dotati di sistemi efficaci di riciclaggio o totalmente assenti. La rapida crescita della popolazione in molte città di questa parte del mondo non sta di certo aiutando. Quali soluzioni? Negli Stati Uniti, i ricercatori dell’University of North Carolina hanno geneticamente modificato due specie di batteri capaci di produrre enzimi in grado di scomporre la plastica.
PAROLE CHE ATTECCHISCONO CREANDO IMMAGINARI FUTURI
trasformazione: dal latino transformatio, composto di trans (oltre, al di là), e forma (aspetto). Ossia l’atto, l’azione o l’operazione che comporta un cambiamento di forma, aspetto o strutture
In diverse scienze e tecniche, la trasformazione è qualsiasi cambiamento che un sistema subisce per effetto della variazione dei parametri che lo descrivono. In questo senso, esempi di trasformazione sono: i passaggi di stato (acqua che bolle, ghiaccio che fonde), un ferro che si dilata per effetto del riscaldamento, la dissoluzione dello zucchero in acqua o magnetizzare un ago con la calamita. Ci sono trasformazioni reversibili che possono procedere indifferentemente dal punto iniziale a quello finale, e trasformazioni irreversibili per cui non è più possibile ritornare allo stato iniziale spontaneamente. In biologia, ad esempio, quando alcuni batteri acquisiscono del DNA proveniente dall’esterno (come da cellule morte) il loro genoma si trasforma in maniera permanente.
Ma l’etimo di origine latina ci parla di una trasformazione che è mutamento della forma e non della sostanza, come se ci fosse un filo rosso che pur nel cambiamento resta sempre lo stesso. Ci chiediamo allora se la trasformazione comporti sempre un certo grado di continuità tra ciò che era prima e ciò che sarà dopo o se sia più un salto che separa, creando un vuoto tra il prima e il dopo. Di territori ed energie rinnovabili in trasformazione, overtourism e aree costiere parlano le due storie di Mangrovia di questa settimana:
🍃 Il turismo che nasce da chi abita i luoghi. A Faro e Lesbo l’arte catalizza il dialogo per andare oltre l’overtourism. Dall’idea di mappa-poetica per l’isola di Lesbo alla scultura-artropode per la città di Faro: il progetto BlueTour dimostra che l’arte può stimolare un rapporto più intimo e autentico tra chi abita e chi visita gli stessi territori
🍃 L’arte che genera energia rinnovabile. Il mare al centro della prossima Land Art Generator Initiative. Le correnti, le onde, le maree, gli sbalzi termici tra la superficie e le profondità: ci sono potenzialmente molti modi per convertire l’energia marina in elettricità. Tuttavia, alle difficoltà di progettazione degli impianti di energia rinnovabile spesso si uniscono considerazioni critiche sul loro impatto ambientale, che comprende sia gli altri esseri viventi che il paesaggio abitato dagli umani.
SEGNALAZIONI DI EVENTI E OPPORTUNITÀ CHE SCORRONO NEL TEMPO, NUTRENDOLO
Dal materiale utilizzato alla forma dell’involucro, ogni rifiuto porta con sé il racconto di un’epoca passata. Come gli oggetti quotidiani che gettiamo via diventeranno la storia archeologica delle generazioni future?
Sui rifiuti di plastica che, invece di essere recuperati dal mare per entrare in un circuito virtuoso di smaltimento - come fa il progetto Ogyre di cui abbiamo parlato la settimana scorsa - restano in balia dell’acqua salata diventando i reperti del futuro, riflette Archeoplastica. La mostra, ospitata all’interno del museo archeologico e delle sale espositive Betto Tesei di Palazzo Pianetti, a Jesi, è visitabile dall’11 luglio al 27 ottobre. Enzo Suma, guida naturalistica e ideatore del progetto, ricorda che:
L’idea è maturata quando ho trovato per la prima volta un rifiuto di fine anni ’60. Si trattava di una spuma spray abbronzante, con il retro ancora leggibile, che riportava il costo in lire. Un rifiuto di oltre cinquant’anni fa! Quando pubblicai la foto sui social scoprii lo stupore della gente nel vedere un prodotto così vecchio, ancora in buono stato, tra i rifiuti in spiaggia
Il progetto è partito dalla Puglia: prima nato come un museo online, ora vuole essere un pretesto per raccontare una storia senza fine, quella della plastica che, immortale, si accumula sempre di più nei nostri mari.
Per qualche informazione in più sulla mostra, puoi leggere qui.
CONDIVISIONE DI RIGOGLIOSI SAPERI CHE ONDEGGIANO, VOLANO E RICADONO
Lo scorso mese abbiamo parlato delle foreste di Kelp nate più di 32 milioni di anni fa: un habitat sotto il mare formato da un particolare tipo di alga bruna dell’ordine Laminariales e ricco di biodiversità perché in grado di ospitare su più livelli diverse forme di vita. Oggi, tra le chiome, scopriamo che le alghe non sono solo ospitali, ma possono anche mettere in atto una rivoluzione a livello economico e sociale. Il saggio di Human Ecology dell’economista Vincent Doumeizel, La rivoluzione delle alghe. Tutte le potenzialità di una risorsa straordinaria ancora inesplorata (Aboca, 2024), lo dimostra. Con dati e indagini alla mano, raccolti in tutto il mondo, Doumeizel ci fa capire che la coltivazione sostenibile delle alghe potrebbe nutrire l’umanità, sostituire la plastica, decarbonizzare l’economia, raffreddare l’atmosfera, ripulire gli oceani, ricostruire gli ecosistemi marini. E contribuire alla creazione di una società più giusta fornendo in modo inclusivo lavoro e reddito alle popolazioni costiere, che non riescono più a sostentarsi solo con la pesca:
Diffondere la coltivazione delle alghe nel mondo, curandosi nel contempo di mantenere l’equilibrio degli ecosistemi, e valorizzarne i composti, ci offre infinite possibilità d’innovazione e amplia considerevolmente il bacino delle risorse a nostra disposizione. Un approccio metodico, capace di collegare i mari con le nostre società terrestri, ci permetterebbe di costruire dei sistemi in grado di rigenerarsi. Insieme, potremmo così entrare in una nuova era, figlia di un cambiamento epocale come l’avvento dell’agricoltura nel Neolitico. Una specie di rivoluzione culturale.
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