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In questo numero i SEMI nascono allo Zenit nella foresta del Barro Colorado, il GERMOGLIO attecchisce sull’ipseità e le LINFE scorrono verso lo Science Gallery di Melbourne. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di lettura: Gender Tech. Come la tecnologia controlla il corpo delle donne.
Sei pronta a coltivare questa Mangrovia? Ci vorranno circa 10 minuti.
Se vuoi, leggila con il nostro sottofondo musicale su Spotify. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano e ci commuovono.
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🍃 SEMI
notizie che viaggiano, si diffondono e informano il nostro mondo allo Zenit
Questa settimana Mangrovia allo Zenit ci racconta di:
🍃 una mangrovia di 23 milioni di anni che si nasconde nella foresta del Barro Colorado, nell’isola di Panama. Studiarla significa aprire scenari di comprensione del presente dei nostri ecosistemi e, soprattutto, del futuro che ci aspetta;
🍃 Joy Buolamwini, una ricercatrice e artista che da anni lavora per una più equa rappresentazione di genere e di etnia dei sistemi di riconoscimento facciale;
🍃 un nuovo modello di architettura in Africa per una popolazione in piena espansione. Ritornare all’argilla garantisce la sostenibilità del processo e il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti.
🌱 GERMOGLI
parole che attecchiscono creando immaginari futuri
Ipseità: in filosofia, genericamente, il principio che afferma l’identità dell’essere individuale con se stesso. Paul Ricoeur in Percorsi di Riconoscimento (Raffaello Cortina Editore, 2005), in particolare, parla di ipseità come la dimensione temporale del sé e delle azioni che il soggetto compie grazie alle quali si caratterizza come storia.
Per il filosofo francese “la comprensione che ognuno ha di se stesso è narrativa: non posso cogliere me stesso al di fuori del tempo e dunque al di fuori del racconto”. Grazie al racconto, ovvero, ognuno di noi ha la possibilità di incontrare se stesso, riconoscersi e identificarsi. La nostra identità narrativa, però, è soggetta a continue interpretazioni e modificazioni ed è il frutto dell’influenza di altri racconti di vite, azioni, passioni udite o lette. È mediata da diverse culture e dall’incontro con l’altro.
Perché ipseità attecchisce oggi? Perché ci insegna che “chi racconta di qualcun altro racconta sempre anche di sé” e che la narrazione condivisa - sia essa testuale, orale o mediata da un gioco - è un’esperienza umana dell’essere in relazione e, allo stesso tempo, un imprescindibile strumento con cui una comunità si raffigura e si racconta nel tempo.
L’ipseità nel suo crearsi grazie alla narrazione è anche nei due articoli di questa settimana di Mangrovia.
🌱 La mangrovia delle identità. Radici e ibridazioni nel classico di Maryse Condé;
🌱 Giocare con le mangrovie per immaginare altri futuri. Rooted Together, The Mangal Play, The Machine Mangrove Gaming Installation dimostrano come i serious games possano farci impegnare in futuri sostenibili.
🌿 LINFE
segnalazioni di eventi e opportunità che scorrono nel tempo, nutrendolo
Lo Science Gallery di Melbourne - parte della famosa rete globale delle Science Gallery introdotte dal Trinity Collage di Dublino nel 2008 - lancia una sfida per il 2025: una mostra per affrontare il tema della distrazione.
Abbiamo accesso a più di quanto potremmo mai assorbire, come possiamo sfruttare la cacofonia dei contenuti e trovarvi un significato? [...] Quando rimbalziamo come in un flipper nel ronzio e nei lampi dell'esistenza, la nostra attenzione ribelle è un modo per affrontarne il caos?
La call invita a proporre progetti artistici per indagare le nostre distrazioni preferite (scorrere reel, fuggire in un universo digitale o, magari, sognare ad occhi aperti) e il loro ruolo nelle nostre vite. La distrazione come evasione, gioco, concentrazione, regolazione emotiva, nuove consapevolezze: l’obiettivo è quello di intuirne le potenzialità e non il danno, con umorismo, idee irriverenti e lo stimolo al dibattito.
Puoi mandare la tua application fino al 20 marzo. La call si rivolge soprattutto alla fascia di età tra i 15 e i 30 anni. Per maggiori informazioni puoi visitare il sito di Science Gallery.
🌳 CHIOME
condivisione di rigogliosi saperi che ondeggiano, volano e ricadono
Alla radice della mia inquietudine [...] c’è un problema tanto politico quanto filosofico, cioè la difficoltà di tracciare una linea di demarcazione tra un corpo materiale e la sua rappresentazione culturale.
Gender Tech. Come la tecnologia controlla il corpo delle donne (Laterza, 2023) è il secondo libro di Laura Tripaldi, scrittrice e scienziata, classe 1993. Già il titolo anticipa il contenuto del saggio: gli effetti dello sviluppo tecnologico sul controllo del corpo femminile nel suo valore biologico. Si parla di pillola contraccettiva, speculum, ecografia e period tracking, ma anche di biopolitica con Foucault (ovvero dell’ingresso “della vita nel campo di controllo del sapere e d’intervento del potere”) e soprattutto di Xenopus Leavis, una rana acquatica che le studentesse di medicina e di scienze ricorderanno sicuramente per gli studi di biologia dello sviluppo e di embriologia.
Nell’estratto del testo si legge che all’inizio degli anni ‘50 le uova di rana erano il test di gravidanza più diffuso in Europa e negli Stati Uniti. Come è stato possibile? Laura Tripaldi ce lo spiega così:
Tra il 1933 e il 1935, due colleghi di Hogben, Harry Zwarenstein e Hillel Shapiro, scoprirono che se l’urina di una donna in gravidanza veniva iniettata nel corpo di una femmina di Xenopus laevis, la rana avrebbe, nell’arco di massimo 18 ore, prodotto delle uova. Questo meccanismo, si accorsero, era legato alla presenza nell’urina delle donne gravide dell’ormone hCG (gonadotropina corionica), che, se diffuso nel sangue dell’animale, era in grado di stimolare l’apparato riproduttivo della rana e innescare il processo di ovulazione.
Il corpo femminile di Xenopus laevis si ritrova vicino a quello dell’essere umano perché entrambi sono e sono stati “trasformati in macchine per la produzione di sapere e di profitto – entrambi destinati a rimanere saldamente nelle mani di istituzioni maschili e imperialiste”.
Questo saggio ci piace perché ci insegna che l’oggettività scientifica si costruisce dentro un ecosistema più ampio di relazioni politiche e di strutture sociali. Leggere libri come quello di Laura Tripaldi ci consente di conoscere le principali tecnologie di genere (ma non solo) in circolo e di diventare soggetti sempre più consapevoli del suo impatto e in grado di vedere il futuro che vogliamo per i nostri corpi.
L’arboricultura è completa. Una Mangrovia è cresciuta nella tua casella di posta elettronica.
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Se questo numero ti è piaciuto, fallo leggere a chi vuoi bene.