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In questo numero i SEMI nascono allo Zenit in Kenya, il GERMOGLIO attecchisce grazie a Marte, le LINFE scorrono verso una mostra in Belgio. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di approfondimento: Frontiere aperte, controlli serrati. Tecnosorveglianza nella nuova Europa dalla newsletter </MONITOR.
Sei prontə a coltivare questa Mangrovia? Ci vorranno circa 10 minuti.
Se vuoi, leggila con questo sottofondo musicale su Spotify. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano e ci commuovono.
NOTIZIE CHE VIAGGIANO, SI DIFFONDONO E INFORMANO IL NOSTRO MONDO ALLO ZENIT
Questa settimana Mangrovia allo Zenit ci racconta di:
🍃 Susana Murabana, un’astrologa kenyota che, insieme al marito, il fotografo Daniel Chu Owen, ha fondato nel 2014 Travelling Telescope, un'impresa sociale che mira a educare le comunità rurali kenyote ed ispirare l'amore per la scienza e l'astronomia tra i giovani, in particolare tra le ragazze. In quasi 10 anni di attività, Susana e il suo team hanno mostrato le stelle ad almeno 400.000 persone nelle aree remote del Kenya.
🍃 Paesi che stanno investendo somme crescenti e coinvolgendo partner privati per raggiungere la Luna. La Luna è ricca di terre rare, mille volte più abbondanti delle riserve terrestri. Quale il rischio? Che le esplorazioni lunari ripropongano la stessa logica estrattiva usata sulla Terra. E se conferissimo un’entità giuridica alla Luna?
PAROLE CHE ATTECCHISCONO CREANDO IMMAGINARI FUTURI
Marte: dal latino Mars Martis, nome di un antico dio italico e romano venerato soprattutto come divinità guerresca oppure a significare, per metonimia, la guerra e tutto ciò che a questa si riferisce.
La leggenda, a Roma, fa risalire la nascita di Romolo a Marte e alla vestale Rea Silvia. Ben prima, nell’antica Grecia, Marte era conosciuto con il nome di Ares, il dio della guerra senza legge e razionalità che, ciclicamente, riusciva a sedurre la dea Afrodite e dalla quale ebbe due figli: Deimos e Fobos. Deimos e Fobos sono anche i due piccoli satelliti che ruotano intorno al pianeta Marte, scoperti dall’astronomo Asaph Hall nel 1877. L’attribuzione di questi nomi non è casuale ma un tributo ai greci, che per primi associarono al quarto dei pianeti del sistema solare il dio della guerra: un dio umorale, ingiusto e crudele, conosciuto anche con gli epiteti di “assassino di uomini” e “macchiato di sangue”. Nelle limpide notti estive greche il pianeta appariva, infatti, rosso, ed era in qualche modo imprevedibile e un po’ infido come Ares. Perché? I filosofi antichi come Parmenide, Anassimene, Anassimandro non potevano calcolare l’orbita ellittica del Marte ma ne constatavano gli effetti: il suo cambiare luminosità nel corso del tempo. A volte il pianeta appariva molto tetro e altre volte più infuocato, in generale sempre mutevole.
Oggi, anche grazie alle stazioni meteorologiche su Marte, sappiamo che sul polveroso pianeta c’è un’atmosfera con pressione inferiore all'1% di quella terrestre, quasi unicamente composta da anidride carbonica con tracce di vapore acqueo e ossigeno, e che delle vere e proprie violente tempeste riescono a sconvolgerlo. Del perché è importante studiare questi fenomeni metereologici, di astronomia climatica e di nuove strade per sensibilizzare le persone sul cambiamento climatico parliamo in una delle due storie di Mangrovia di questa settimana. Le trovi qui:
🍃 Fare Spazio al non ovvio contro la crisi climatica. Previsioni meteo marziane e opere d’arte ispirate a sensori spaziali: minando l’efficacia di metodi tradizionali, gli eventi estremi sempre più intensi e frequenti spingono a superare barriere mentali, psicologiche e culturali. E a considerare nuovi modi per capire come mitigare e comunicare un problema globale: scientifici ma anche umani, a cui tutti possiamo contribuire.
🍃 Lo spazio della sorveglianza. La seconda storia della settimana, invece, parte da una domanda: ora che le telecamere possono essere incorporate in ogni dispositivo, che effetti hanno sui nostri movimenti e la nostra società? La risposta parte dalla consapevolezza che la visione artificiale deve molto alla ricerca spaziale, dal concetto di pixel ai sensori ottici per le fotocamere digitali, e arriva fino alla mostra “When they see us”, dal 17 al 28 settembre 2024 a Bologna.
SEGNALAZIONI DI EVENTI E OPPORTUNITÀ CHE SCORRONO NEL TEMPO, NUTRENDOLO
Lo spazio ha sempre esercitato un fascino senza pari nella specie umana grazie ai suoi cieli profondi stellati e ipnotici. Ora, lo spazio sembra essere l’ultima frontiera da colonizzare: meta turistica, osservatorio di sorveglianza remota, discarica in orbita. Può l’arte contribuire a una riflessione meta-fisica sullo spazio come via di fuga e nuovo oggetto di conquista?
Fino al 26 gennaio 2025, la mostra Stellarscape presso Le pavillon a Namur, in Belgio, risponde a questa domanda. Con la partecipazione di vari enti e associazioni del campo astronomico, l’ESA (European Space Agency) e in collaborazione con l’Univerisità di Namur, la mostra riunisce una ventina di artisti, ricercatrici e ingegneri internazionali intorno al tema dell'immaginazione e alla possibilità di un rinnovamento delle avventure spaziali.
Tra le varie installazioni artistiche in mostra segnaliamo Leave space, un'affascinante sfera composta da 34.679 cubi di resina, ognuno dei quali rappresenta un detrito spaziale o un satellite attivo in orbita attorno al nostro pianeta. L’opera mette in evidenza l'inquinamento spaziale e il crescente impatto delle attività umane nello spazio, che seguono la stessa logica estrattiva utilizzata sulla Terra.
CONDIVISIONE DI RIGOGLIOSI SAPERI CHE ONDEGGIANO, VOLANO E RICADONO
Proprio oggi esce su Mangrovia un articolo che parla dello spazio cosmico come proiezione dello spazio terrestre e dei suoi rapporti di potere, che si esplicitano attraverso il controllo e la sorveglianza. Di sorveglianza biometrica e diseguaglianze ci siamo, infatti, occupate approfondendo la mostra When they see us che trattiamo nell’articolo e che è promossa, tra gli altri, da , un’organizzazione che sviluppa e promuove tecnologie che favoriscono la trasparenza, la libertà e i Digital Human RIghts.
Nel numero di aprile della loro newsletter
, a seguito dell’entrata in vigore dell’AI Act, il regolamento che norma i sistemi di intelligenza artificiale nei Paesi dell’Unione Europea, Hermes condivide le riflessioni sul regolamento, con “l’amaro in bocca” per quanto emerge dall’analisi congiunta, condotta sotto la coalizione EDRi—European Digital Rights. Nell’analisi sono stati evidenziati i principali punti che suscitano perplessità e preoccupazioni. Di seguito ne riportiamo un piccolo estratto:
Misure troppo deboli per far fronte a un utilizzo discriminatorio dell’AI. La legge vieta alcuni usi dell'intelligenza artificiale, come il riconoscimento (biometrico) facciale in alcuni contesti, ma tali divieti presentano un alto numero di esenzioni, finendo per delegittimare i divieti stessi. In questi casi, la sorveglianza biometrica permetterebbe di identificare chiunque transiti in luoghi pubblici—dissidenti politici, attivisti e manifestanti, giornalisti…
L'esenzione per la sicurezza nazionale, che indebolisce le tutele. I sistemi di intelligenza artificiale utilizzati per la sicurezza nazionale sono esentati dalla maggior parte delle disposizioni, il che solleva preoccupazioni sulla mancanza di supervisione e su potenziali violazioni dei diritti umani.
Il rapporto tra il vedere e l’essere visti, il riconoscere e l’essere riconosciuti e quindi il confine tra ciò che è pubblico e ciò che non lo è: questo è in gioco nello spazio della riflessione.
L’arboricultura è completa. Una Mangrovia è cresciuta nella tua casella di posta elettronica.
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Se questo numero ti è piaciuto, fallo leggere a chi vuoi bene.