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In questo numero i SEMI nascono allo Zenit nel deserto, il GERMOGLIO attecchisce sulla decolonizzazione e le LINFE scorrono verso opportunità di finanziamento. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di approfondimento: La crisi della ragione cartografica di Franco Farinelli.
Sei prontǝ a coltivare questa Mangrovia? Ci vorranno circa 10 minuti.
Se vuoi, leggila con il nostro sottofondo musicale su Spotify. Brani che ci colpiscono, ci entusiasmano e ci commuovono.
NOTIZIE CHE VIAGGIANO, SI DIFFONDONO E INFORMANO IL NOSTRO MONDO ALLO ZENIT
Questa settimana Mangrovia allo Zenit ci racconta di:
🍃 Atractor Estudio, il collettivo che ha sonificato la terra sudamericana per portare attenzione sul tema della sovranità territoriale ed alimentare nella regione. Dagli anni 90 grandi aziende internazionali hanno trasformato buona parte del territorio americano meridionale in coltivazioni monocultura di soia OGM a discapito delle colture tradizionali. Al di là degli effetti nocivi sulla terra, ci sono dei reali benefici di questo modello sulle comunità ed ecosistemi locali?
🍃 Liu Shaochuang, lo scienziato che ha applicato tecnologie e conoscenze acquisite in anni di lavoro all’Aerospace Information Research Institute per monitorare e proteggere i cammelli selvatici. La sua metodologia potrà essere scalata per preservare altri ecosistemi, comunità e specie a rischio contro i cambiamenti climatici.
PAROLE CHE ATTECCHISCONO CREANDO IMMAGINARI FUTURI
decolonizzare: processo attraverso cui un territorio sottoposto a regime coloniale acquista l’indipendenza politica, economica e tecnologica dal Paese ex colonizzatore. In particolare, il processo storico che, da dopo il 1945 fino agli anni Settanta, ha portato alla dissoluzione dell’assetto coloniale imposto alla quasi totalità dell’Africa, a buona parte dell’Asia e a territori delle Americhe.
Decolonizzare è un verbo potente che ci fa pensare a ricorrenze storiche, lotte politiche e questioni linguistiche. Un capitolo di storia ci dimostra, infatti, che tanti sforzi sono stati fatti per favorirlo, eppure c’è sempre qualcosa che sfugge perché ci sono ancora dei territori più rappresentati di altri, delle ricerche più finanziate di altre o persone più invisibili di altre. Bisogna fare un passo a lato e, come sottolinea un importante scrittore africano, Ngugi Wa Thiong’o, partire dal decolonizzare le nostre menti, diventando in primis sia soggetti che oggetti del cambiamento. Ripartire, quindi, da sé per decolonizzare il proprio pensiero e affrontare la propria coscienza storica: chi siamo? Come sono state costruite le nostre comunità? E i nostri modelli economici?
Decolonizzare le menti attecchisce, oggi, perché è l’inizio di una mente che pensa in modo circolare: non c’è più un soggetto-che-agisce e un oggetto-che-è-agito. Decolonizzare significa che questa dinamica quando c'è viene ribaltata per ricostruire collettivamente qualcos'altro.
La settimana scorsa abbiamo parlato di come decolonizzare una mappa. Questa settimana le due storie di Mangrovia ci parlano di:
🌱 Dal fosfato ai giardini di sabbia. "Siamo come formiche. E le formiche raccolgono semi da questa e quella pianta, e da questa e quella pianta...". Il popolo Saharawi descrive così il proprio modo di vivere e la relazione con il proprio territorio, il Sahara occidentale. Il regista Mohamed Sleiman Labat è nato lì. E su questa relazione riflette il suo documentario Desert PHOSfate (2023).
🌱 I fantasmi del Sahel. Che cos’è e com’è nato il Sahel. Esistono un Sahel geografico, un Sahel storico, un Sahel culturale, un Sahel geopolitico e queste quattro dimensioni si incrociano tra loro, in un gioco di proiezioni che alimenta fantasmi.
SEGNALAZIONI DI EVENTI E OPPORTUNITÀ CHE SCORRONO NEL TEMPO, NUTRENDOLO
La Supporting Act Foundation è un'organizzazione indipendente e senza scopo di lucro che fornisce borse di studio ad artistɜ all'inizio della loro carriera. Se sei un artista emergente o un’organizzazione artistica che pensa che l’arte possa essere uno strumento per la giustizia sociale, intersezionale e ambientale, ci sono due opportunità di finanziamento della Supporting Act Foundation che scadono il 27 maggio.
Impact Grant (12 sovvenzioni da 50.000 euro)
Per organizzazioni no-profit guidate da artistɜ con un approccio orientato alla comunità, registrate o con uno sponsor fiscale nei Paesi Bassi, in Germania, in Francia, nel Regno Unito, in Spagna o in Italia.
Creative Bursary (20 borse di studio da 10.000 euro)
Per studentɜ universitarɜ che iniziano l'ultimo anno di studi nel 2024, con un conto bancario in Germania, Italia, Francia, Spagna, Paesi Bassi o Regno Unito e che provengono da gruppi emarginati o in difficoltà economiche.
Maggiori informazioni le trovi su questo sito
CONDIVISIONE DI RIGOGLIOSI SAPERI CHE ONDEGGIANO, VOLANO E RICADONO
La settimana scorsa abbiamo intervistato il geografo Jens Wunderlich per capire quanto incidono le mappe sul nostro modo di pensare e quale possa essere il ruolo di una geografia critica, che si lascia interrogare dagli spazi rimasti bianchi sulla mappa e si lascia cambiare. Un’altra voce che ci parla sempre di mappe e che incontriamo tra le chiome di questa settimana è quella di Franco Farinelli, il geografo che definisce Kant come “un geografo che a scuola ci hanno fatto studiare come filosofo”. Ne La crisi della ragione cartografica (Einaudi, 2009), sostiene una tesi semplice e disarmante: il capitale è il prodotto della mappa. E non vi è nascita del capitalismo se non in un modo cartografato. Se ci pensiamo, infatti, la lunga storia del capitalismo è potuta cominciare quando i mercanti hanno attraversato mari ed espropriato terreni, già cartografati. Ed è possibile governare (o fare del capitale) solo su ciò che si dà al nostro sguardo e al nostro pensiero.
Ma ora che siamo nella Rete? Come si rappresenta qualcosa che è del tutto uscito da una mappabilità, che sta nell’indeterminato e che è moltitudine?
L’arboricultura è completa. Una Mangrovia è cresciuta nella tua casella di posta elettronica.
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