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In questo numero i SEMI viaggiano verso Bologna, il GERMOGLIO attecchisce grazie all’indessicalità, le LINFE scorrono verso una call per sostenere idee innovative. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di approfondimento: il racconto della formazione “Il valore della comunicazione nella Sostenibilità” a cura di Emil Banca, durante il Creators Day.
Se vuoi, leggila con questo sottofondo musicale su Spotify: brani che ci colpiscono, ci entusiasmano e ci commuovono.
Se ancora non l’hai fatto, ti chiediamo di compilare un breve questionario per aiutarci a rendere questo progetto sostenibile.
NOTIZIE CHE VIAGGIANO, SI DIFFONDONO E INFORMANO IL NOSTRO MONDO ALLO ZENIT
Tra i semi di questa settimana, le voci che compongono l’articolo di oggi:
🍃 Paolo Bufalini, un artista visivo di base a Bologna che intende la pratica artistica come spazio simbolico in cui mettere in dialogo il tecnologico e l’affettivo, il passato profondo e i futuri possibili, il documentale e l’immaginario.
🍃 Gaia Tedone, una ricercatrice, curatrice e umanista digitale che esplora l’impatto dell’intelligenza artificiale sui processi di co-creazione e co-curatela, sia all’interno che al di fuori dei confini dell’arte.
PAROLE CHE ATTECCHISCONO CREANDO IMMAGINARI FUTURI
Indessicalità è un termine che si riferisce a una proprietà di alcuni segni linguistici (come i pronomi, gli avverbi di tempo e luogo, i deittici) che non hanno un significato fisso, ma dipendono dal contesto in cui vengono usati per essere interpretati correttamente.
Indessicalità è un termine che descrive la condizione in cui un’immagine (o un segno) non mantiene un legame diretto, causale e fisico con ciò che rappresenta. È l’opposto dell’indice, cioè quel tipo di segno che, come spiegava il matematico e filosofo dell’ ‘800 Charles Sanders Peirce, è connesso al suo referente da una relazione materiale. Un’impronta digitale è un indice, così come lo è il fumo che segnala la presenza del fuoco, o una cicatrice che racconta una ferita avvenuta. Anche la fotografia, per Peirce e poi per la critica d’arte Rosalind Krauss, è un indice: la luce riflessa da un oggetto colpisce un supporto fotosensibile, lasciandovi un’impronta.
Nel saggio Notes on the Index (1977), Krauss ha mostrato come molta arte del XX secolo, dalla fotografia ai ready-made duchampiani, si strutturi proprio su questa relazione indicale.
Con l’avvento delle immagini generate dall’intelligenza artificiale, questa dinamica si rompe. Le immagini AI derivano da una previsione probabilistica basata su dati precedenti. Non c’è un “davanti alla macchina fotografica” che possa essere indicato o impresso. Di conseguenza, queste immagini sono indessicali: non portano alcuna traccia di un’esistenza fisica e non implicano alcuna relazione causale con ciò che sembrano rappresentare.
Questa trasformazione ha implicazioni profonde per il nostro rapporto con le immagini, con la classificazione dei dataset e con la memoria. La storia Mangrovia di questa settimana parte da qui:
🍃 Un oggetto culturale chiamato dataset. Quando gli archivi e la curatela incontrano l'IA. In un’epoca in cui le immagini vengono trattate come dati e i dataset diventano strumenti predittivi, il talk Archivi e curatela incontrano l’IA, a cura di Sineglossa per il Creators Day- l’evento organizzato da Delizia Media lo scorso 13 giugno a Bologna - ha aperto uno spazio di riflessione urgente su ciò che l’intelligenza artificiale fa vedere e su ciò che lascia fuori campo. Dalla curatela in campo digitale come gesto politico alla corruzione del dato come pratica artistica: la ricercatrice Gaia Tedone e l'artista visivo Paolo Bufalini si stanno interrogando sul dataset come oggetto culturale ed etico. Ecco come.
SEGNALAZIONI DI EVENTI E OPPORTUNITÀ CHE SCORRONO NEL TEMPO, NUTRENDOLO
EIT Culture & Creativity ha aperto ufficialmente le candidature per l’edizione 2025 dello Spark – Incubation Programme, un percorso pensato per sostenere chi ha un’idea innovativa nei settori dell’architettura e del patrimonio culturale e vuole trasformarla in un progetto imprenditoriale concreto.
Le candidature sono aperte fino all’11 luglio 2025.
Il programma, della durata di 8-10 settimane, si rivolge a individui e team fino a 3 persone residenti in uno dei Paesi UE o associati a Horizon Europe. Non è necessario avere già una partita IVA o un’azienda costituita al momento della candidatura: l’unico vincolo è creare una persona giuridica entro il termine del percorso per accedere ai premi finali.
Le idee imprenditoriali devono concentrarsi su architettura o patrimonio culturale, con una componente innovativa chiara e forte: dall’edilizia sostenibile alla digitalizzazione dei beni culturali.
Per tutti i dettagli, guarda qui.
CONDIVISIONE DI RIGOGLIOSI SAPERI CHE ONDEGGIANO, VOLANO E RICADONO
Siamo stati al Creators Day di Bologna - l’evento gratuito organizzato da Delizia Media, che mette in connessione le organizzazioni culturali con il mondo dei nuovi media e della creazione di contenuti - lo scorso 13 giugno e abbiamo partecipato alla formazione “Il valore della comunicazione nella Sostenibilità”. Un’occasione ricca di visioni concrete su come raccontare la sostenibilità in modo autentico, efficace e soprattutto utile. Oggi, tra le chiome, vogliamo condividere che cosa abbiamo scoperto e perché questa riflessione ci riguarda da vicino.
Insieme con Alberto Montanari, referente del Terzo Settore di Emil Banca e l’agenzia di comunicazione Ventisette Digital, durante l’incontro è emerso con forza come oggi la sostenibilità non possa più essere vista solo come un adempimento normativo, ma una vera leva strategica per creare valore. Attraverso il caso concreto di Emil Banca, che è una banca di credito cooperativo con sede a Bologna e parte del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, è stato mostrato quanto sia fondamentale definire obiettivi misurabili, comunicarli in modo chiaro e strutturato e, soprattutto, farlo in modo coerente nel tempo.
Uno dei momenti più significativi della formazione è stato il focus sul ruolo della comunicazione per evitare il rischio del greenwashing e rendere la sostenibilità accessibile, concreta e credibile. Il racconto delle buone pratiche non può più limitarsi a dati o claim generici, ma deve tradursi in storie autentiche, legate ai territori, alle persone e ai risultati reali. Non basta un sito web o una campagna ben riuscita: servono contenuti distribuiti lungo tutto l’anno, un linguaggio adatto ai diversi canali e una narrazione capace di mostrare anche i limiti e gli errori, per creare fiducia. Un invito a comunicare in modo trasparente, ispirando e coinvolgendo la comunità, senza paternalismi.
L’arboricultura è completa. Una Mangrovia è cresciuta nella tua casella di posta elettronica.
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