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In questo numero i SEMI viaggiano verso Milano, il GERMOGLIO attecchisce grazie alla cultura, le LINFE scorrono verso una call per una residenza artistica a Genova. Se fin qui è andato tutto bene, otterrai delle bellissime CHIOME con la nostra proposta di approfondimento: Now the hard part: evaluating and integrating AI in newsrooms dal Festival Internazionale del giornalismo.
Se vuoi, leggila con questo sottofondo musicale su Spotify: brani che ci colpiscono, ci entusiasmano e ci commuovono.
Se ancora non l’hai fatto, ti chiediamo di compilare un breve questionario per aiutarci a rendere questo progetto sostenibile.
NOTIZIE CHE VIAGGIANO, SI DIFFONDONO E INFORMANO IL NOSTRO MONDO ALLO ZENIT
Tra i semi di questa settimana, le voci che compongono l’articolo di oggi:
🍃 Ale Guzzetti, artista poliedrico che ha studiato all’Accademia delle Belle Arti di Brera e parallelamente condotto ricerche sulla musica elettronica al Politecnico di Milano e al Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova. Nel 1991 ha ricevuto il Prix Ars Electronica di Linz.
🍃 Gino di Maggio, che si occupa di arte e cultura dalla fine degli anni ’60. Prima di fondare Mudima, ha gestito gallerie d’arte occupandosi anche di musica sperimentale e letteratura.
PAROLE CHE ATTECCHISCONO CREANDO IMMAGINARI FUTURI
scultura: l’arte e la tecnica di scolpire, cioè di raffigurare il mondo esterno, o piuttosto di esprimere l’intuizione artistica per mezzo di pietra, legno o altro materiale opportunamente modellato con lo scalpello o strumenti affini.
“We fade to grey…” sussurrava Visage nel 1980, con un’eleganza sintetica che sembrava scolpita nell’aria. Nel video una voce si dissolve e un volto perde i suoi tratti: ma prima di svanire, resta il bisogno umano di lasciare una traccia, di trasformare la materia in qualcosa che duri. La scultura, come tutta l’opera artistica, nasce proprio da questo impulso: dare forma al tempo, imprimere l’effimero nella pietra, nel bronzo, nella creta.
Da sempre, l’essere umano modella la materia per raccontarsi. Già nella civiltà cicladica (terzo milennio a.C), ad esempio, il marmo diventava idolo più o meno schematico, mentre in Mesopotamia si scolpiva con diorite, alabastro e terracotta smaltata. Gli egizi hanno perfezionato, poi, la tecnica su graniti e porfidi, mentre l’arte minoico-micenea ha modellato creta e fuso bronzo. La scultura monumentale della Grecia ha poi aperto un cammino che, in Occidente, ha attraversato l’Impero romano, il Medioevo, il Rinascimento e l’epoca moderna. Un percorso in cui la materia non solo si è fatta racconto ma anche specchio dell’ordine simbolico della società.
Potremmo dire che una scultura, infatti, riflette e intrappola i valori, le gerarchie e la visione del mondo di una data società, che poi è tutto ciò che nel tempo ci rimane. È così, in fondo, che una statua equestre del ‘400 in una piazza ci parla di potere, mentre un’opera astratta in un museo moderno ci racconta la libertà individuale e la crisi del significato.
Nell’articolo di oggi parliamo di micro-sculture che attuano una rivoluzione: non rappresentano più qualcosa, ma si muovono, si adattano e dialogano con il mondo.
🍃 L’arte dei robot per tornare umani. Immaginare rende l’innovazione ambientalista. La tecnologia può insegnare agli esseri umani a vivere meglio nella natura, trovando con essa quella connessione sinergica che, perlomeno in Occidente, si è persa da tempo. L’artista Ale Guzzetti lo mostra con la sua arte, sinergica e connessa.
SEGNALAZIONI DI EVENTI E OPPORTUNITÀ CHE SCORRONO NEL TEMPO, NUTRENDOLO
Come il ritmo può tradursi in rituale? E contribuire alla formazione di una comunità, legando il vissuto umano alle altre specie e al contesto contemporaneo?
In vista della settima edizione di Alle Ortiche Festival, dedicata proprio al tema dei rit·m·i, è aperta la call for artists per una residenza artistica, in programma a Genova dal 18 al 27 giugno.
Le artiste e gli artisti selezionati saranno invitati a partecipare attivamente a un programma comunitario, che include incontri, dialoghi e attività con l’associazione e la comunità locale, per approfondire il contesto culturale e territoriale.
Alle Ortiche offre anche un alloggio per la durata della residenza e una fee di 700€ lordi comprensivi dei costi di produzione, trasporto e vitto.
Se hai più di 18 anni e dedichi particolare attenzione alle pratiche sperimentali nelle arti visive, nei nuovi media, nella performance e nella curatela, puoi partecipare compilando il modulo online entro venerdì 9 maggio alle 23:00.
Qui il bando completo.
CONDIVISIONE DI RIGOGLIOSI SAPERI CHE ONDEGGIANO, VOLANO E RICADONO
Siamo stati a Perugia, al Festival Internazionale del Giornalismo, lo scorso weekend, e tra i vari panel in programma non potevamo non assistere a quello sull’integrazione dell’intelligenza artificiale nelle redazioni, moderato da Felix Simon con Chris Moran (The Guardian), Rubina Madan Fillion (The New York Times) e Tess Jeffers (The Wall Street Journal).
Da quando Mangrovia è nata cerchiamo, infatti, soluzioni per integrare l’IA nel nostro flusso di lavoro in maniera etica e sostenibile. Qui di seguito, quello che abbiamo imparato dall’esperienza di tre grandi testate giornalistiche:
🍃 ci sono tante applicazioni dell’IA nelle redazioni che esulano dalla scrittura dell’articolo: una di queste è utilizzarla come strumento di sintesi;
🍃 implementare una IA in redazione non è processo semplice e immediato: le redazioni che ottengono i risultati migliori investono tempo nel far comprendere all’AI il lavoro editoriale, attraverso un processo di fine-tuning che richiede l’input diretto dei giornalisti. E, a volte, il lavoro extra richiesto ai giornalisti potrebbe non valerne la pena,
🍃 educare le redazioni all’uso di chatbot (come funzionano, quali sono i limiti, i rischi e le potenzialità) può fornire una buona base per iniziare a integrare le IA nelle redazioni.
Dal pubblico, poi, è stata posta questa domanda: “che consiglio dareste a chi si appresta a intraprendere la carriera giornalistica, nell’era dell'Intelligenza Artificiale?” Alla quale Rubina Madam Fillon del New York Times Journal ha risposto:
An obsessive desire to want to learn as much as you possibly can. I've been working in digital journalism for a long time and had many kind of sub-careers as part of that. I started as a reporter, and that's not at all what I do now. But I think, as long as you maintain that, you will be just fine.
L’arboricultura è completa. Una Mangrovia è cresciuta nella tua casella di posta elettronica.
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